Le vernici della scuola

 Sarebbe bastato l'olfatto per capire che quella mattina di ottobre, scolorita dalle prime brume mattutine, avrebbe finalmente posto termine all'agonia degli ultimi sprazzi di vacanza.

 Tempo ormai sprecato a contare i giorni che si spegnevano sul calendario, a ricordare un'estate che andava emigrando nella memoria. Ore spese senza più far niente nell’attesa di quell'inizio di scuola che ci veniva addosso con l'impeto di un treno in corsa.

 Già nella mente si era accasata una sorta di consapevole aspettativa, un impellente desiderio di riprendere in fretta le usate abitudini, di rendere breve quest'attesa che ormai si trascinava verso la sua fine. Era giunto il momento di ritornare alla consueta organizzazione del tempo che, seppur imposto da volontà estranee, spazzava via il disordine delle ore abusate, gettate via in una vacanza vissuta senza regole né progetti.

 Tempo morto giovane senza aver dato altro frutto che quest’ottobre arrivato troppo in fretta. Nulla era cambiato nella scuola lasciata quattro mesi prima; forse si poteva osservare un insieme più ordinato, più fresco, più riposato. Anch'essa aveva goduto dei giorni di vacanza per rimettersi da una quale stanchezza, un disordine, un'idea di smobilitazione che aveva segnato gli ultimi giorni prima della chiusura.

 Le stanze erano pulite, ordinate, vi entravi con un insolito rispetto, con un silenzio reverente. Nell'aria aleggiava l'odore fragrante dell'ultimo strato di tintura appena dato sulle pareti. Odore di rinnovati entusiasmi, di voglia di far bene, di ricominciare col piede giusto, di libri freschi di stampa.

 Dovevi però attendere la prima giornata fredda di un ottobre fradicio di pioggia, con la voglia d'intimità dentro i pullover che sapevano di naftalina, perché si diffondesse, violento e penetrante l'odore della vernice surriscaldata sopra i caloriferi appena accesi.

 Come l'incenso diffuso da un immenso turibolo, esso si spandeva in ogni anfratto della scuola ad annunciare il trionfo dei registri di classe, degli orari definitivi, della campanella delle lezioni, delle sigarette fumate nel cesso.

 Dentro quell'odore ognuno di noi ritrovava il senso di un'esperienza comune, di un viaggio collettivo attraverso orari di lezioni, compiti in classe e trimestri, mentre la spiaggia di Rimini dolcemente si scioglieva sul cortile reso viscido dalla pioggia.

1 aprile 2010