RUMORI ED ODORI


Francesco, ma cosa mi hai combinato!  Ho la casa piena di polvere, fumo di miscela, fango schizzato sulle pareti, le orecchie mi rintronano ancora. Solo ora son riuscito ad allontanare gli ultimi tifosi!..

Ma non preoccuparti, le mie trombe di Eustachio ed i miei turbinati sono stati da lungo tempo addestrati a cogliere tutte le soavità acustiche e tutti i meravigliosi effluvi che i motori ci regalano.

Ricordo, ancora piccolo, il pacioso ritmo, un po' nasale direi, del cilindro sdoppiato dell'Isoscooter di mio padre, contrapposto al tuono baritonale del Saturno del padre di un mio amichetto quando lo avviava giù in cortile nella casa di ringhiera dove abitavamo: dalla marmitta si diffondevano poderose vibrazioni che ti facevano risuonare la cassa toracica, sul davanti. Che dire poi dei guzzoni con il loro volano affettasalame, con quel minimo da immenso orologione da panciotto. Ed il galletto, che quando andava, più che un motore sembrava una macchina da cucire; quelle vecchie Singer a pedale. Il Mosquito col suo oleoso salsiciottino per marmitta dalla quale usciva al massimo un flebile pigolio. Anche l'aquilotto faceva un rumore simile. Poi arrivava la Rumi.  La sentivi da lontano. I due cilindri che urlavano, ad annunciare che ci sarebbero voluti almeno altri trent'anni prima che orecchio umano potesse risentire suono simile. All'avvicinarsi di una Rumi, mio padre mi copriva gli occhi e mi chiedeva che moto fosse. Troppo facile, ed il giochetto cadde presto nell'oblio.

E poi i profumi. Quello della miscela bruciata, gradevole e dolciastro, te lo sentivi amico! sapeva di allegria, di aria libera, di viaggio. L'azzurrino che si diffondeva nell'aria aveva il colore del cielo di primavera. Il fumo di benzina era meno visibile: solo un'aura nerastra. L'odore era secco, forte e maschio, ci dovevi saper fare!. La mia preferito però era la nafta, che usciva in nere volute dagli scappamenti dei diesel. Ogni camion in sosta col motore acceso era una fonte di delizie olfattive, dalle quali solo le poderose strattonate di mia madre riuscivano ad allontanarmi. Ma quale delusione i Dodge ed i Bedford, riconvertiti alla vita civile dai campi arar; andavano quasi tutti a metano, con le loro belle bombole accatastate tra la cabina ed il cassone, ma non sapevano di niente!

Quando asfaltarono le strade intorno a casa, passai ore ed ore ad osservare lo schiacciasassi. Era un'antica motrice a vapore tutta nera, con un lungo fumaiolo. Si muoveva lenta. Il motore emetteva un profondo rantolo, accompagnato da un coro di soffi, sibili e sfrigolii. Il clangore delle catene di trasmissione rendeva ancora più drammatica la sua sofferenza. Era forse l'ultimo esemplare morente di una stirpe di draghi che avevano dominato la terra senza perlatro mai evolversi. Dal fumaiolo usciva un denso fumo solforoso, dall'odore di uova marce. Molto meglio il profumo del bitume liquido, nero come la liquerizia.

Anche l'isterico pernacchiare dei motori degli aeromodelli non mi lasciava indifferente e l'odore del nitrometano evocava il profumo dell'incenso di chiesa, sparso dai turiboli. Ce dire poi dell'oleoso gorgoglio dei fuoribordo.

Ma il vero tempio, la Mecca dove ogni pellegrino almeno una volta nella vita deve recarsi, è stato per me l'autodromo di Monza. Solo io so a quante gare assistetti, quanti metri cubi di olio ricinato respirai, quanti miliardi di decibel attraversarono i miei timpani!. L'odore dell'olio di ricino, poi, ha un potere evocativo incontenibile; anche ora nelle ormai rare occasioni in cui assisto a qualche gara (nonostante vi abiti talmente vicino da sentirne il rombo dei motori ), i suoi effluvi mi portano di botto a quell'adrenalinica euforia tante volte provata pochi secondi prima del via. Poi l'apoteosi della partenza quando i motori esplodevano in un boato liberatorio; avevi l'impressione che in esso ci fosse anche la tua carica energetica. Pochi secondi dopo ritornava il silenzio, restava solo una cortina caliginosa e quell'inquietante aroma. Risentivi il rumore, molto attenuato, quando i primi transitavano dal rettilineo opposto alle tribune.

Ricordo le gare del turismo della seconda metà degli anni sessanta, quelle che più mi piacevano. Ricordo la saga delle Alfa Romeo gta. Percorrevano in branco la pista accompagnate da ululati, latrati, guaiti. Il capobranco individuava la preda, (fosse una Lotus Cortina od una Bmw milleotto, poco importava) veniva raggiunta, circondata ed annientata. Poi avanti ancora, altre prede da dilaniare fino all'epilogo. Il loro motore non rombava e neppure sibilava; produceva un suono sguaiato, gracchiante, amplificato dalla risonanza delle lamiere, ma terribilmente efficace!

Ora che sono vecchio e che, per solidarietà, mi prendo cura di moto altrettanto vecchie,  son diventato un estimatore di tutta la gamma di idrocarburi utilizzati in questa missione: il diluente nitro, potente sgrassante, dall'aromatico profumo ma subdolamente capace di alterarti le facoltà percettive quando la sua compagnia si prolunga oltre il dovuto. La benzina (preferivo però quella vecchia, al piombo) tuttofare capace comunque di  lasciare le tue mani puzzolenti per ore, in barba a qualsiasi detergente  o profumo. Il cherosene, azzurrino, dal gusto delicato, non ti divora le mani e lascia nel box un buon profumo di pulito. Infine il gasolio, untuoso e puzzolente come un sigaro, protettore dei metalli ignudi, se ti cade sui vestiti, sei fottuto; solo il ciclo a novanta gradi della lavatrice riesce ad allontanarlo. 

 

Rinaldo
(1.12.2006)