In memoria di un'osteria

Nell'aria allucinata dei mattini di luglio, l'osteria ha la bocca impastata. Cola dalla sua insegna il fastidio di un risveglio arrivato troppo in fretta, di un sonno incompiuto che non è più possibile recuperare.

Dalla serranda socchiusa spande intorno a se il suo alito fetido, nato nelle profondità delle stanze accasciate nella penombra, dove fumo e alcol si sono alleati nelle acidità di un vago sentore d'aceto.

Bolle la luce sui marciapiedi incandescenti, bolle e non da’ speranza; domani, dopodomani, altri mattini nasceranno nella crudeltà di quel riverbero che ferisce gli occhi.

L'osteria è deserta e respira lenta. Ma la luce non ha coraggio: entra per pochi metri, sfiora il bancone, taglia in diagonale il pavimento e si arresta improvvisa sotto le gambe del primo tavolo, dove il buio è il confine tra il nuovo giorno e una notte che è pura invenzione.

Nel suo mare di silenzio, riposano le stecche del biliardo, riposano le carte abbandonate sui tavoli, riposano le voci di una notte sudata. L'osteria è un assonnato buco nero in un universo schiacciato tra i mozziconi delle sigarette e gli insetti che agonizzano sulla carta moschicida. 

Tutto è immobile là dentro, sospeso nella pigrizia di un giorno appena iniziato ma già rifiutato dal desiderio del buio, quando la sera avrà finalmente allontanato l'ultimo raggio di sole e le lampade al neon torneranno a illuminare quel piccolo mondo risorto nella ritualità di una mano di terziglio.

L'aria si è fusa con le ombre profonde dei locali, con l'odore rancido dell'alcol e del fumo, inquieti fantasmi di queste giornate senza volontà. Vagheranno nel vuoto per tutto il giorno consumandosi lentamente fino a che il primo avventore della sera ormai giunta, si appoggerà al banco, serrando nella mano un bicchiere ormai vuoto. Allora gli spiriti ritroveranno vigore, torneranno ad aleggiare sopra il bancone dove nuovi bicchieri esaleranno altro alito vitale, dove altre sigarette moriranno nella loro cenere.

Sarà il nuovo trionfo, sarà lo stesso odore intenso che accomuna tutte osterie; un marchio di fabbrica, una garanzia olfattiva a beneficio di chiunque oltrepasserà la loro soglia.
 

1 aprile 2010