L'aroma del caffè tostato |
Le vie di Milano diventano pallide nella luce svogliata d'ottobre. E' la stagione dei ritmi lenti, delle giornate che, come pneumatici sgonfi, si accasciano sulla fatica di un nuovo tramonto. E' l'esigenza di nuove armonie, di una riaffermata intimità che regoli lo scorrere del tempo. E'la stagione dolce che si consuma nell'attesa del primo brivido gelato che l'inverno porterà con sé. E' il momento delle sensazioni ritrovate, dell'odore di legna bruciata che ancora galleggia intorno a qualche vecchia casa di periferia, dell'aroma del caffè tostato.
Sui marciapiedi lasciati
umidi dalla pioggia notturna, l'aroma del caffè tostato ti può cogliere
a un qualsiasi angolo di strada. Attenderà il momento in cui tu e i tuoi
pensieri sarete altrove, per spandersi attorno a te, improvviso,
irresistibile. E' un anaconda verde che striscia nella via lento e silenzioso. Tu non lo sai, ma appena il lampo dei suoi occhi incontrerà i tuoi, ne diverrai schiavo. I tuoi sensi immoleranno l'olfatto sull'altare di un improvviso desiderio, su quella dolce poltrona che volando sopra la città, ti porterà lontano dalla fretta che ti cammina accanto, dai ragionamenti affannati che ti spengono la fantasia. Le tue gambe rallenteranno il passo all'improvviso, invischiate nell'aria che sa di cose lontane, di antiche sensazioni spese in un'altra vita sotto i teli del mercato arabo. Nessun pensiero, ma il sottile piacere di mobilitare tutto il tuo essere nella percezione di quel profumo che è essenza di sensualità. Entra nelle narici come un torrente in piena, dilaga tra le cellule olfattive e si spande attraverso i liquidi del tuo corpo come la marea che sale, bruna, schiumosa. Ogni respiro è un lampo che vibra nei tuoi pensieri. Svolazzano intorno a te sciami di tazzine ricolme. Sibilano le caldaie di mille macchine del caffè mentre, gorgogliando in uno sbuffo di vapore, colano il liquido bollente. Ristretto oppure macchiato, amaro o con lo zucchero di canna, la sensualità è diventata desiderio, il desiderio è divenuto una necessità che si agita sotto la tua lingua. Nell'aria fresca di questo scialbo mattino d'autunno, attraverserai la soglia della torrefazione, tra sacchi di juta beige, sgabelli e tavolini, tra vetrinette di brioches e il cromo delle Cimbali. Tu, pellegrino errante, scoprirai allora il segreto delle miscele arabiche mentre il gran visir ti mostrerà le sue odalische dal sesso bruno come il chicco del caffè.
Assisterai al rito arcano
consumato dentro il totem di acciaio inox, dove il caffè arrostirà
nell'espiazione dei propri peccati di gola. Intorno a te, in un eterno
divenire, si spanderà, ancor più intenso, l'aroma della tostatura,
ambasciatore di rinnovate voluttà. Nella sua nebbia azzurrina sarai
padrone dell'attimo che fugge, della consolazione universale alle tue
insoddisfazioni. Dal bancone, dove l'aroma è diventato materia, il sommo
sacerdote invocherà i tuoi desideri e tu risponderai assorto: "Un
espresso, grazie!" 1 aprile 2010 |